Il Maestro Arturo Carmassi
Complesso, semplice.
[Cit. Michele Greco, 1972]
“La figura di Arturo Carmassi, pittore, grafico, scultore, è tra le figure più complesse e, contraddittoriamente, nel contempo più semplice dell’arte contemporanea.”
Arturo Carmassi, pittore, scultore e grafico italiano nasce a Lucca il 2 luglio 1925. Sua madre muore quando l’artista aveva soli due anni e infatti cresce con la zia, sorella della madre e suo marito. Nel 1929 si trasferisce con la famiglia a Torino, la città del centro dell’antifascismo, perché lo zio non andava d’accordo con gli ideali di Mussolini. Qui frequenta le scuole elementari, medie e superiori, la Scuola del Paesaggio Fontanesi e viene ammesso alla prestigiosa Accademia Albertina, che tuttavia lascerà dopo soli 15 giorni.
Fin da allora Carmassi è attento agli stimoli che gli vengono dall’esterno e stabilisce contatti con il mondo culturale ed artistico che lo circonda.
Carmassi inizia a dipingere in giovane età, prima della seconda guerra mondiale, eseguendo ritratti dei suoi familiari ed il suo primo nudo, che purtroppo però, tranne due opere andarono perdute quando casa sua fu bombardata.
L’inizio della sua carriera artistica inizia negli anni ’40, quando nel 1946 decide, per pura curiosità, di partire per Parigi. Carmassi descrive la capitale francese come grande città intellettuale dell’epoca, infatti, lì conosce molti uomini di cultura, specialmente al famoso “Cafè de Flores” che l’artista frequentava molto.
Tra gli anni ’40 e gli anni ’50 la scena artistica in Italia era molto dominata da Picasso e il cubismo, ma Carmassi non è mai stato un picassiano. In questi anni si dedica molto ai viaggi in giro per Europa, ed è grazie a questo che l’artista si getta all’interno di un inizio linguistico inesplorato per trovare la sua arte. In questa sua esperienza e nei suoi contatti con l’élite della cultura, infatti, cresce in lui la consapevolezza che più che i singoli e specifici “modi di fare”, il grande insegnamento del passato era la libertà espressiva. Per questo Carmassi tenne nell’arte, sin da subito, una posizione autonoma, lontana dai “gruppi” e dalle dichiarazioni teoriche. Profonda introspezione, mezzi personali e pensiero proprio.
Nel 1952 riceve un invito alla XXVI Biennale di Venezia che l’artista però, non sentendosi pronto e ancora con la voglia di viaggiare, rifiuta. Nello stesso anno si trasferisce a Milano, dove si confronterà con la tradizione delle Avanguardie Storiche. Tuttavia, ben presto Carmassi si distinguerà per un fare artistico autonomo, che lo porterà già dagli anni ’40 a esporre mostre personali con un apprezzamento da parte della critica. Questo gli permetterà di incontrare le più grandi espressioni artistiche del tempo e di stringere amicizia con Gino Ghiringhelli della Galleria “Il Milione” che diventerà il suo mercante e nel 1956 prende lo studio in via Andegari.
Per Arturo Carmassi gli anni ’50 sono ricchi di impegni e successi dovuti alle mostre personali e collettive in cui espone in diverse gallerie pubbliche e private di tutta Italia e in giro per il mondo, tra cui una mostra al Brooklyn Museum of New York nel 1957 e nel 1958 alla biennale di scultura di Anversa.
Dal 1955 al 1965 il pittore si dedica anche alla scultura con opere di grandi dimensioni che porterà alla Biennale di Venezia del 1962.
Nella metà degli anni Cinquanta Carmassi sviluppa un forte interesse per la scultura e nel decennio successivo la sua attività di scultore prende sempre più spazio, tanto da stabilirsi in Liguria, a Bocca di Magra, dove allestisce un grande studio di scultura dando vita ad opere di grandi dimensioni, che tre anni dopo lo vedranno protagonista con una sala personale alla Biennale di Venezia.
Dalla seconda metà degli anni ’60 la poetica dell’artista passa dall’astrazione informale alla raffigurazione. Qui si conferma un linguaggio artistico caratterizzato dalla connotazione surrealista, che trova spazio nei lavori esposti dal 1969 al 1972 nella Galleria Trentadue di Milano.
Dopo gli anni ’70 si fa più forte non solo l’interesse per la scultura, ma anche per la litografia e la calcografia e questo lo rende uno degli artisti più importanti e interessanti del panorama internazionale.
Per quanto riguarda la vita privata, Carmassi, ancora giovane, incontra Marta Vio, figlia di un banchiere, che poi diventerà sua moglie. Ma il matrimonio non ha lunga durata, infatti dopo la morte del suocero, l’eccentrico Carmassi, con la scusa di andare a comprare i sigari, non rientrerà più nella loro casa.
L’anno dopo Carmassi incontra la donna della sua vita, Marise Druart, con la quale si sposerà e con lei condividerà sia la vita privata che il lavoro fino alla morte di Marise avvenuta prematuramente
La morte di Marise, segna profondamente Carmassi, tanto da spingerlo alla perdita dell’uso dei colori per molti anni. Egli sente infatti la necessità di ridurre ai minimi termini i suoi mezzi espressivi, di scarnificare il linguaggio, privandolo di qualunque elemento che non sia assolutamente necessario. Dopotutto, l’intera opera di Carmassi altro non è che la ricerca dell’espressione delle emozioni, il narrare dell’avventura interiore, il rispetto del mistero della vita.
Carmassi muore a Fucecchio (Firenze) nel 2015.
Tutti coloro che lo hanno conosciuto da vivo nutrono una profonda stima, tanto da chiamarlo “Maestro” e da definirsi affetti da una profonda alterazione, la “Carmassite”.
Arturo Carmassi ha dedicato la propria vita all’arte, dall’infanzia alla morte, studiandone tutte le sfaccettature ed evoluzioni, diventandone un esperto conoscitore e lasciandoci oggi delle opere che ci raccontano un percorso unico e raro.